1. Italia = AgriFood
L’Italia è la terza in Europa (dopo Francia e Germania) sia per dimensione del mercato (60 milioni di consumatori) sia per dimensione della produzione agricola totale (circa 55 miliardi di euro). Il cibo è profondamente radicato nella cultura e nell’immagine italiane e l’Associazione degli agricoltori italiani (1,5 milioni di membri) è la più grande d’Europa. Il Paese è il più grande produttore dell’UE di molti tipi diversi di frutta e verdura, riso e grano duro e l’agricoltura italiana è anche al primo posto nell’UE per fatturato da attività secondarie: produzione di energia rinnovabile, agriturismo, spacci aziendali, ecc.
Il fatturato totale dell’agricoltura e dell’industria alimentare è di ca. 200 miliardi di euro e l’Italia è il Paese Ue che crea il maggior valore aggiunto. L’export alimentare è cresciuto di quasi il 7% nel 2019, a ulteriore conferma del ruolo del settore come locomotiva della crescita nazionale e ambasciatore del Made in Italy. Se includiamo i collegamenti distributivi e la ristorazione, il fatturato totale della catena del valore ammonta a 538 miliardi di euro e 3,6 milioni di dipendenti. Si tratta di un’industria grande, ampia e competitiva con cui lavorare.
2. Tradizione per la biodiversità, la sicurezza alimentare, la produzione biologica e la certificazione di prodotto
L’Italia conta quasi 5.000 prodotti tipici, controllati e approvati da decenni dalle autorità regionali. Di questo, ca. 300 specialità regionali e 400 vini approvati nell’UE. Contribuisce alla continuazione di prodotti, paesaggi, metodi di produzione, ricette, tradizioni, cultura e turismo specifici della regione. Inoltre, 50.000 aziende agricole biologiche sono approvate nell’UE e la produzione biologica rappresenta il 15,5% della produzione totale, più del doppio della media UE.
L’Italia è tra i primi paesi dell’UE in termini di sicurezza e controllo alimentare. A livello internazionale, sta anche cercando di combattere il grande mercato parallelo dei “prodotti dal suono italiano”, una noiosa conseguenza del valore del marchio Made in Italy. La nuova tecnologia (digitalizzazione, blockchain) ora consente soluzioni che garantiscono trasparenza lungo tutta la catena del valore e può diventare una delle grandi opportunità di business nei prossimi anni.
3. L’Italia è un importante importatore di prodotti agricoli
Nonostante la posizione di forza dell’Italia, le importazioni nel 2018 hanno superato il valore delle esportazioni. Il Paese è tutt’altro che autosufficiente, soprattutto per materie prime e ingredienti per l’industria alimentare, carne, pesce, olio, grassi e latticini. Grande parte del territorio è coperta da montagne, colline e coste e la superficie agricola coltivata non può essere aumentata. Il paese dipende quindi dalle importazioni, e nazioni come la Danimarca sono generalmente considerate affidabili e capaci di rispettare regole e linee guida.
4. Il cambiamento climatico crea la necessità di un nuovo modo di pensare
Il consumatore italiano privilegia i prodotti freschi e di stagione. I produttori sono in genere piccole aziende familiari e questo limita le possibilità di pianificare e negoziare accordi sui prezzi con la distribuzione. La conseguenza è spesso la sovra-produzione, il calo dei prezzi e lo spreco alimentare che, oltre ad essere un problema di per sé, riduce i guadagni e la voglia di investire nel settore.
Inoltre, i problemi stanno aumentando a causa dei fenomeni meteorologici estremi: tornado, inondazioni, violente grandinate, siccità, gelate e aumenti di temperatura. Il cambiamento climatico non crea solo danni diretti sotto forma di produzione distrutta, ma anche danni indiretti dovuti a drammatici cambiamenti nel ciclo naturale di piante e animali. I paesi dell’Europa meridionale sono i più colpiti dai cambiamenti climatici: ad es. il rischio di desertificazione in Italia è stimato così grande che si pensa che la superficie coltivata potrà essere ridotta anche del 20%! L’acqua, una risorsa già critica, lo diventerà ancora di più in futuro! Ci attendono grandi sfide e già da ora sono stanziate risorse significative per l’innovazione, le nuove tecnologie e le nuove partnership per guidare il cambiamento necessario nell’industria alimentare.
5. Innovazione e digitalizzazione
In questi anni l’innovazione è indissolubilmente legata all’automazione e alla digitalizzazione che non sono ancora arrivate in maniera massiccia nell’agricoltura italiana. C’è una mancanza di conoscenza su possibilità di utilizzo di nuove tecnologie, competenze specifiche e modelli di business innovativi. La Puglia, una delle regioni agricole più grandi d’Italia, sta affrontando una necessaria diversificazione della produzione dopo che gran parte degli ulivi della regione vengono colpiti dal virus Xylella. Allo stesso tempo si corre il rischio che quantità anche elevate di fondi europei disponibili per la trasformazione e l’innovazione restino inutilizzati, e per questo ritornino nelle casse dell’UE. C’è, quindi, un grande bisogno di prodotti, soluzioni e servizi innovativi che possano accelerare e concretizzare la trasformazione del settore.
In conclusione, c’è un enorme potenziale commerciale per prodotti e soluzioni nel mercato alimentare italiano, sia in agricoltura, che è tra le principali occupazioni in molte regioni italiane, sia nell’industria alimentare, che abbraccia una gamma molto ampia di categorie merceologiche e raggiunge circa 60 milioni di consumatori!
Non vedo l’ora di sentire vostri commenti, obiezioni, o domande!